
ILVA FOOTBALL CLUB
Ispirato al romanzo Ilva Football Club di F.Colucci e l. D'Alò
Vincitore del bando CURA 2022
Una produzione di Campo Teatrale
Una creazione di Usine Baug & Fratelli Maniglio
PRESENTAZIONE
Nel 2022 un rapporto dell’ONU definisce Taranto zona di Sacrificio.
Le zone di sacrificio sono quei luoghi ritenuti sacrificabili in nome del progresso o della produzione di beni di consumo e "rappresentano la peggiore negligenza immaginabile dell'obbligo di uno Stato di rispettare, proteggere e realizzare il diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile”. I più giovani in particolare sono vulnerabili agli effetti negativi sulla salute dell'esposizione all'inquinamento e alle sostanze tossiche che causano più di 1 milione di morti premature all'anno tra i bambini sotto i 5 anni.
Da qui parte la nostra ricerca.
"C’era una volta un campo da calcio in mezzo al quartiere, uno di quei campi di periferia che ti segnano le ginocchia per tutta la vita, quelli con le porte fatte di tubi innocenti, le reti rubate ai pescatori e lungo la recinzione metallica distese di mozziconi spenti a fare compagnia ai tifosi. Quelli dove tutti, o quasi hanno sognato di diventare calciatori. In quell’arena per gladiatori, giocava una squadra di undici uomini, che scendevano in campo senza pretese e che non sospettavano per niente del destino che li attendeva.Questa è la storia di una cavalcata incredibile, di un gol impossibile all’ultimo minuto e del sogno chiamato ILVA FOOTBALL CLUB".
ILVA FOOTBALL CLUB parla di un sogno, un sogno grande due volte la città, un sogno che lentamente e inesorabilmente si sgretola e si scontra con la realtà. La storia della più grande acciaieria d'Europa s'intreccia alla leggenda di questa piccola squadra nata proprio sotto le ciminiere dell'Ilva, per dare voce alle tante storie vissute al Taranto. Storie di lotta tra salute e lavoro, tra speranza e disillusione, tra sogno e realtà.
Attraverso la metafora sportiva, la poesia delle immagini e la verità delle testimonianze, ILVA FOOTBALL CLUB racconta la storia di una città sacrificabile, che oggi è Taranto ma domani potrebbe essere un’altra città mostrandoci quanto ciò che accade ci riguarda molto più di quanto immaginiamo.

DICONO DI NOI
“La creazione evita l’atteso teatro-documentario e gioca invece sul potere della trasposizione. […]
Con un vivace e ironico montaggio in stile Blob, Usine Baug cerca il proprio antidoto alla retorica e al patetismo: i cinque performer danno vita a felici quadri di pura immagine, gesti al ralenti, deflagrazioni della scenografia, apparizioni oniriche.”
Maddalena Giovannelli per Sole 24 ore
“Nonostante la complessità della drammaturgia, Usine Baug e Fratelli Maniglio riescono a dare un ordine stilistico molto preciso ai materiali narrativi, grazie a una regia (collettiva, va ribadito) piena di invenzioni ma rigorosa, che si avvale anche di un uso sapiente dei pochi oggetti scenografici. […]
Ci sono poi le luci, splendide, di Emanuele Cavalcanti, nei dettagli, nei controluce, nell’espressività mai retorica delle ombre.”
Andrea Pocosgnich per Teatro e Critica
“Vi invitiamo a non perdete questo gioiello, che rivela la tragedia di una fabbrica e di una città.
Teatro civile e onirico. Teatro fisico e d’inchiesta. (...)
Semplicissimi effetti coreografici dai risvolti sinistri puntellano questo lavoro che commuove e fa pensare: mulinelli di cenere, bandiere come fiamme, palloni da calcio che volano, e diventano invisibili come la speranza.
Malattia e ingiustizia consumano vite piccolissime. Che si accendono su fiabe calcistiche e mitologie periferiche, troppo belle per essere vere.”
Vincenzo Sardelli per Krapp Last Post
“Una trama la cui potenza simbolica è facilmente individuabile (...) restituita in immagini plastiche e scambi fluidi che testimoniano un dispositivo drammaturgico complesso nell’alternare dialogo col pubblico e confessione, realtà e trasfigurazione fiabesca.
Garanzia del risultato è il palpabile rapimento emotivo della sala. Baluardi ne sono lo scanzonato pragmatismo, la sincerità ironica, l’ancoraggio imprescindibile all’attualità, alla cronaca, alla storia della televisione, alle testimonianze dirette.
Con il dispositivo del gioco riesce a sfondare questo muro depressivo, svolgendo la sala in un enorme diaframma, che si tende si tende si tende, ha fame d’aria e, finalmente, espira”
Federico Demitry per Like Quotidiano
“La drammaturgia è tagliente, sagace e guida il pubblico a capire, o almeno a collegare alcuni punti che legano l’acciaieria alla Sidercalcio e infine a noi…
Ancora una volta, dopo TOPI, Usine Baug, questa volta insieme ai Fratelli Maniglio, crea uno spettacolo potente, un puzzle dove ogni tassello non è solo
fondamentale ma è anche colmo di dettagli e intuzioni..”
Francesca Rigato per Zero-eu





